Cosa non può fare chi soffre di epilessia?

L’epilessia è una malattia neurologica, che si manifesta con crisi convulsive improvvise.

Di solito la patologia fa seguito a un danno cerebrale e ha una forte componente genetica. L’epilessia affligge oltre 500.000 persone nel nostro paese.

In caso di crisi epilettica si può perdere coscienza e mettere a rischio l’incolumità propria e degli altri.

È per questo che spesso mi sento chiedere: cosa non può fare chi soffre di epilessia?

La risposta è… Dipende.

Cerchiamo di approfondire la tematica con questo articolo!

L’epilessia può essere una malattia davvero invalidante.

Basta pensare ai sintomi delle crisi epilettiche: si perdono i sensi, si contraggono i muscoli in maniera disordinata, si cade a terra.

Ecco perché gli attacchi epilettici possono essere molto insidiosi quando interferiscono con attività – apparentemente normali ma rischiose – della vita di tutti i giorni.

Qui di seguito ti presentiamo cosa non può fare chi soffre di epilessia:

Ci sono cose che non posso fare se ho l’epilessia?

Cerchiamo prima di capire un paio di concetti.

I sintomi dell’epilessia sono vari: possono andare da semplici “disconnessioni” momentanee dalla realtà (come nelle crisi di assenza) a vere e proprie perdite di coscienza.

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In tutti i casi però, avere un attacco epilettico compromette in maniera pericolosa la nostra capacità di svolgere attività impegnative e che richiedono particolare attenzione, come la guida, il nuoto, lo sport, gli oggetti acuminati e le apparecchiature elettriche.

Vediamo nel dettaglio alcune attività da evitare:

  • Gite in montagna o passeggiate a ridosso del mare o di corsi d’acqua
  • Fare il bagno o la doccia soli in casa
  • Chiudere a chiave la porta del bagno (le crisi possono capitare in qualsiasi momento)
  • Usare strumenti pericolosi come il ferro da stiro o piastre per capelli quando sei solo
  • Nuotare al mare o in piscina senza supervisione
  • Fare corsette su strade trafficate
  • Anche cucinare da soli potrebbe essere pericoloso

Insomma, dovremmo avere sempre qualcuno pronto a buttarci un occhio. La privacy e l’indipendenza rischiano di andare a farsi benedire.

Adesso attenzione, c’è un “però”.

Soffrire di epilessia non significa non poter fare mai più queste cose!

La terapia farmacologica dell’epilessia ha fatto progressi da gigante negli ultimi anni. 

Molto spesso si riesce a ottenere una remissione totale dei sintomi. In altri casi, la frequenza delle crisi epilettiche si riduce di molto.

Per questo è importante ricevere una pronta diagnosi di epilessia e sottoporsi il prima possibile al trattamento.

DIAGNOSI DI EPILESSIA

La diagnosi di epilessia è clinica, basandosi sul racconto delle crisi epilettiche e si avvale di esami strumentali non invasivi, come l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica


Come capire se un’attività è rischiosa?

Ti ho elencato alcuni esempi di attività pericolose se hai l’epilessia. Tuttavia, non posso elencarti tutte le eventualità possibili.

Per questo è bene che tu acquisisca i mezzi per capire autonomamente se un’attività può essere rischiosa per il tuo stato di salute.

I tipi di epilessia sono diversi l’uno dall’altro. Tu devi innanzitutto conoscere al meglio LA TUA epilessia. 

Il fattore che rende più pericolosa un’epilessia rispetto a un’altra è sicuramente lo stato di coscienza.

Ci sono forme di epilessia che comportano una completa perdita di coscienza. È chiaro che, in questi casi, i rischi per la tua salute in caso di crisi epilettica si moltiplichino.

Puoi battere la testa, cadere su un oggetto che può ferirti oppure in un fossato, in acqua, ecc.

È anche fondamentale tenere presente la frequenza delle crisi: è chiaro che un’epilessia che dà una crisi ogni 2 anni richiederà meno attenzioni di una che ha attacchi a cadenza mensile.

Vediamo alcune cose che dovresti chiederti per capire qual è il rischio che corri:

  • Le tue crisi hanno dei sintomi premonitori?
  • Ci sono eventi che le scatenano?
  • Di che tipo sono le tue crisi? Comportano perdita di coscienza?
  • Quanto spesso hai le convulsioni?
  • Quanto durano di solito?
  • L’attività che svolgi è pericolosa in caso di caduta o perdita di coscienza?

Alcol e droghe

Chi soffre di epilessia dovrebbe astenersi quanto più possibile dal consumare alcol e droghe

Vediamo perché.

  • L’alcol

Chi soffre di epilessia dovrebbe evitare l’alcol per due motivi:

  • Aumento delle probabilità di una crisi
  • Interazione con i farmaci antiepilettici

L’alcol può influenzare molto i livelli di neurotrasmettitori rilasciati a livello della corteccia cerebrale.

Non è la sostanza più epilettogena in assoluto ma sicuramente gioca un suo ruolo nell’aumento del rischio.

Si pensi all’epilessia notturna, che spesso può insorgere in seguito a grosse ingestioni di alcol o l’epilessia nell’etilista cronico.

La questione dell’interazione dell’alcol coi farmaci antiepilettici è un po’ più complessa.

Diciamo che questi farmaci sono un po’ particolari, perché lavorano a dosaggi ben precisi. Aumenti del dosaggio sopra-soglia anche molto piccoli, possono manifestare potenti effetti indesiderati.

D’altro canto, l’alcol riduce di molto l’attività degli enzimi che degradano, che metabolizzano gli antiepilettici.

Questo cosa significa? Che i farmaci rimarranno in circolo più a lungo e sarà più difficile mantenere sotto controllo i livelli di farmaco nel sangue.

Ad esempio: l’antiepilettico ti fa sentire le vertigini? Se ci bevi sopra, questo effetto aumenterà.

Insomma, un bicchierino di vino a pasto non lo discute nessuno, però è importante non esagerare.

  • Le droghe

Le droghe sono sostanze psicoattive che, per definizione, interferiscono col normale funzionamento del cervello.

L’alterazione di questo “normale funzionamento” può significare anche “maggiore facilità di crisi epilettica”.

Un po’ tutte le droghe accentuano i sintomi dell’epilessia e predispongono al suo sviluppo.

Spesso non tanto per le proprietà dello stupefacente in sé, quanto perché è davvero difficile conoscere nel dettaglio tutte le sostanze che sono contenute in una droga usata a scopo ricreazionale.

ATTENZIONE

Anche alcuni farmaci che interferiscono con il sistema nervoso centrale (come ad esempio gli oppioidi e alcuni antidepressivi) possono facilitare l’insorgenza di crisi epilettiche. Fai sempre presente allo specialista che soffri di epilessia.


Luci e stimoli visivi: l’epilessia fotosensibile

L’epilessia fotosensibile è un particolare tipo di epilessia le cui crisi sono scatenate da stimoli visivi, come luci mobili o lampeggianti.

Luci-e-stimoli-visivi

Gli attacchi epilettici da epilessia fotosensibile sono generalmente delle crisi tonico-cloniche.

Nota bene: può essere presente un’epilessia di base in cui le luci lampeggianti sono solo uno dei possibili fattori scatenanti, oppure possono comparire esclusivamente in seguito allo stimolo visivo.

  • Luci lampeggianti

I pazienti con epilessia fotosensibile hanno crisi epilettiche causate dalla visione di luci lampeggianti.

Tutte le luci? 

Generalmente, si tratta di luci che lampeggiano ad alta velocità. Quelle che hanno più probabilità di innescare un attacco epilettico lampeggiano tra le 16 e le 25 volte al secondo.

In ogni caso, bisogna fare attenzione a tutte le luci lampeggianti e tremolanti, sia su uno schermo (TV, PC) sia ambientali, come ad esempio le discoteche.

  • Quanto è diffusa l’epilessia fotosensibile?

L’epilessia fotosensibile riguarda circa 3 persone su 100 affette da epilessia.

Significa che una buona percentuale degli epilettici ha anche l’epilessia fotosensibile.

Ad aumentare il rischio c’è sicuramente una famigliarità: se qualcuno nella famiglia soffre di epilessia fotosensibile, è più probabile che possa soffrirne anche tu.

  • C’è una terapia per l’epilessia fotosensibile?

L’epilessia fotosensibile si tratta come gli altri tipi di epilessia: con i farmaci antiepilettici.

Questi riducono la probabilità di avere un attacco, così come la durata e l’intensità delle crisi stesse.

Tuttavia, questo è un tipo di epilessia molto “fortunato”: abbiamo il vantaggio di sapere esattamente ciò che scatena le crisi.

Quindi, ancora prima dei farmaci, il trattamento migliore consiste nell’allontanare i fattori di rischio.

  • Se ti trovi davanti a luci lampeggianti e tremolanti che possono far insorgere un attacco, cerca di allontanarti dal trigger.
  • Quando questo non ti è impossibile immediatamente, non chiudere gli occhi: potresti vedere sfarfallii che possono innescare una crisi.
  • Metti i palmi delle mani davanti agli occhi senza chiuderli: eviterai gli sfarfallii.

Viaggi e spostamenti

Ovvio, l’epilessia può anche condizionare i tuoi spostamenti.

  • Posso guidare?

Dipende. In genere, no.

Le persone con malattie neurologiche, difetti visivi ed epilessia devono dimostrare di avere alcuni specifici requisiti per poter guidare.

Un soggetto epilettico deve aver trascorso un periodo di tempo di 5 anni senza crisi epilettiche e in assenza di terapia.

C’è anche obbligo di segnalazione da parte di enti e istituzioni previdenziali e assistenziali che vengano a conoscenza di un soggetto epilettico.

Purtroppo, le crisi epilettiche alla guida costituiscono una situazione di enorme pericolo e non si può soprassedere.

  • Le alternative: i mezzi pubblici

La soluzione migliore per le persone con epilessia sono i mezzi pubblici.

Esistono agevolazioni per le persone affette da epilessia che si muovono in treno o in autobus, specialmente per i soggetti più giovani.

Cerca informazioni in proposito sul sito della tua agenzia di trasporto pubblico locale.

  • E in bicicletta?

La bici di solito ci espone a viaggi più brevi e a velocità ridotte.

Nonostante ciò è bene mettere in atto tre cose:

  • Indossa sempre il casco, anche per viaggi brevi
  • Evita strade molto trafficate o che costeggiano alture o corsi d’acqua

RICORDA

L’epilessia non è per forza uno stato perenne. Se trascorri 5 anni senza avere attacchi epilettici potrai guidare e spostarti come tutti gli altri.


Non vergognarti e non disperarti

Un paragrafo breve ma conciso: l’epilessia SI PUO’ CURARE.

Non disperarti mai e, soprattutto, non vergognarti del tuo problema. Le persone che ti circondano sono pronte a darti tutto il supporto di cui avrai bisogno per guarire.


Fonti: